La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto devastante sulle economie di tutto il mondo. Man mano che il virus si diffondeva da uno stato all’altro, i governi di ogni paese hanno preso decisioni su come attuare il blocco, le restrizioni e il distanziamento individuale.
Non tutti i paesi hanno messo in atto le stesse misure, alcune erano molto più rigorose di altre. Ma una cosa sicura era  l’aumento del numero di persone che hanno iniziato a lavorare da casa.
Tutti i luoghi di grande aggregazione sono stati i primi a essere chiusi, per disinnescare – per quanto possibile – la bomba del contagio massivo. Tra questi luoghi, principalmente quelli che offrono istruzione (le scuole sono state sostituite con la Didattica A Distanza), quei luoghi che offrono formazione (le Aziende e gli Apprendistato dove la formazione è divenuta A Distanza) e infine tutto quello che riguarda lo sport e l’intrattenimento (palestre, centri fitness, stadi, palazzetti). Questi 3 settori sono state i primi che hanno dovuto chiudere a causa della pandemia.

La logistica per mantenere gli spazi e le attrezzature comuni puliti, igienici e privi di virus sarebbe stata complessa e le possibilità che la malattia si diffondesse in questi luoghi sarebbero state elevate.

I primi a iniziare con lo smart working sono stati gli allenatori di Fitness: i clienti erano privati e avevano molto tempo libero da occupare, ha funzionato molto il passaparola, i professionisti del fitness avevano bisogno solo di una webcam e di una connessione perchè gli stessi contenuti potevano essere facilmente trasmessi anche on line.  Il mondo del fitness ha capito rapidamente che avrebbe potuto continuare a lavorare molto con i propri clienti anche se non fossero fisicamente insieme. Gli allenamenti virtuali sono diventati una norma poiché gli allenatori sono riusciti ad adattare i locali in cui erano prigionieri in aree di lavoro professionali. Ovviamente la maggior parte dei clienti non ha avuto a disposizione la gamma di attrezzature che la loro palestra offriva, quindi gli istruttori hanno dovuto mostrare un pò di creatività per adattare i loro allenamenti a qualcosa che i loro clienti potevano comunque fare a casa.

Per la DAD il lavoro è stato più complicato, mentre l’età degli allenatori di Fitness non supera spesso i 50 anni, nella scuola l’età degli insegnanti ha un ventaglio che raggiunge e supera i 60 anni e non tutti hanno la stessa confidenza con la tecnologia. Inoltre un conto è mantenere l’attenzione di un adulto mentre si diverte a fare Zumba, un altro conto è mantenere l’attenzione di un bambino di 8 anni mentre ascolta una lezione sulle divisioni con il resto. E poi c’è la FAD, la Formazione A Distanza che – prima di partire – è stata vagliata attentamente dagli Enti di formazione (che si sono dovuti attrezzare testando varie piattaforme), inoltre le Aziende avevano una priorità da affrontare prima della DAD: riuscire a comunicare fra di loro per mantenere viva l’azienda e proteggere per quanto possibile i fatturati ormai compromessi. Solo da qualche giorno le Aziende hanno ricominciato a parlare di Formazione. Prima hanno dovuto organizzare e strutturare lo smart working che ha richiesto non solo un grande sforzo organizzativo da parte dell’azienda ma anche un grande lavoro mentale da parte del dipendente. Infatti è stato fondamentale per il dipendente mantenere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata. Perchè i tuoi spazi privati diventano il tuo luogo pubblico di lavoro. Non tutti hanno case così grandi da dedicare stanze solamente al lavoro, la maggior parte ha dovuto far convivere sullo stesso tavolo il pranzo con la famiglia e le riunioni aziendali. Spesso è stato impossibile stabilire confini chiari tra lavoro e vita privata. La gestione dei figli durante lo smart working è stata la parte più difficile nella vita di molti, era impossibile mettere una barriera netta fra il lavoro professionale e gli affetti più cari e intimi che ruomoreggiavano chiedendo attenzione appena aldilà della porta che separava questi due mondi. E nei casi più difficili non c’era nemmeno la porta a separare la riunione di lavoro e i figli che giocavano o almeno provavano a farlo silenziosamente.

Questo è stato l’inizio dello smart working, ci aspettiamo che nei prossimi mesi si integri alla vita lavorativa ordinaria che ci accompagnerà una volta terminata l’emergenza.